Non profit

Regole per onlus e l’ambiente

Un quesito su come costituire una onlus, sul numero di soci e sui vantaggi e svantaggi nell'avere un'università come patner

di Carlo Mazzini

Siamo quattro laureandi e neolaureati biologi. Vorremmo costituire un?associazione non profit e anche ritagliarci degli spazi lavorativi all?interno dell?associazione, per il lavoro che effettivamente andremo a svolgere in essa. È auspicabile, per ottenere la qualifica di onlus, un numero di soci maggiore di 4? E l?ingresso ufficiale di un?università come socio? Quali potrebbero essere i vantaggi? Gli svantaggi? è necessario inoltre possedere un capitale ?consistente? già in partenza?
G.P. e S.C. (email)

Eravamo quattro amici al bar, parlavamo di ecosistemi e plancton» dicono i nostri amici scienziati; e in fondo chi tra di noi non si è trovato di fronte a una birra a parlare del sistema riproduttivo del ctenochaetus strigosus?
Comunque sia, i quattro giovani decidono di fondare un?associazione per favorire la ricerca scientifica sui temi eco-ambientali. Una premessa è dovuta sull?incrocio onlus e ricerca scientifica di carattere eco-ambientale. Ad oggi, con il dpr che regolamenterà (quando uscirà) gli ambiti e le modalità di svolgimento dell?attività scientifica delle fondazioni onlus, i punti fermi rimangono: a) solo le fondazioni possono fare attività di ricerca dicendosi onlus; b) il tema ambientale tout-court non è tra gli ambiti descritti nel regolamento in emanazione. Sul secondo punto rammento come alcuni aspetti della ricerca scientifica vengano definiti di particolare interesse sociale, e in particolare: lo studio delle malattie a eziologia di carattere ambientale; i metodi e i sistemi per aumentare la sicurezza nella categoria agroalimentare e nell?ambiente a tutela della salute pubblica; la riduzione dei consumi energetici; lo smaltimento dei rifiuti; le simulazioni, la diagnosi e la previsione del cambiamento climatico. L?elenco non include gli studi eco-etologici della fauna, evidentemente non sono stati considerati di particolare interesse sociale.
Il problema in partenza è quindi quale attività convenga scrivere nello statuto; suggerirei, quale attività principale, la ?tutela e valorizzazione della natura e dell?ambiente?, prevedendo lo svolgimento di attività di ?ricerca scientifica? che potrete effettuare non appena vedrete inclusa la vostra specifica nel su citato decreto – regolamento. La questione è quindi comprendere quanta parte dell?attività prevista possa dirsi di ?tutela e valorizzazione? e quanta di ?ricerca?; vi consiglio di mettere su carta le singole attività e capirne la vera natura.
Passo ai quesiti: non vi è necessità di avere un numero minimo di soci, sia per l?ambito civilistico che per quello fiscale. L?ingresso dell?università è permesso alle onlus, sempre a condizione che abbia gli stessi diritti e doveri degli altri soci (persone fisiche e giuridiche, pubbliche o private). Per il riconoscimento giuridico (acquisizione della personalità giuridica), il numero minimo di soci e la presenza o meno dell?università non influenzano un giudizio che non è di merito ma di legittimità (da parte della Prefettura o della Regione). La questione del capitale minimo varia a seconda della regione di residenza della associazione. Viene comunque richiesto un «patrimonio adeguato alla realizzazione dello scopo» (dpr 361/00, art 1, c. 3), e l?unico modo di capire il valore richiesto è di chiedere informazioni agli uffici appositi della Regione o della Prefettura.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.